Le vocazioni non hanno un senso.
Sono la voce di dio che ci chiamo e ci dice: “fammi un favore”.
Sono frasi, azioni, decisioni che prendiamo senza alcuna ragione.
Per lo stesso motivo per cui vediamo un bicchiere pieno d’acqua e lo beviamo: perché ci accorgiamo di aver sete.
Le vocazioni non hanno senso, ragione o scopo apparente.
Sono mute nel senso pratico immanente.
Sono scelte dei pazzi che hanno spezzato il filo.
È la voce del nume che sussurra solo a loro all’orecchio cosa cercare.
Le vocazioni sono la richiesta nata dal silenzio del vicino di sedileche, mentre guidiamo per la strada segnata, ci chiede senza spiegare: “gira di qua”.
E così, attraversando vie incoerenti e strade inutili, arriviamo dal fioraio, per prendere un fiore, per la persona amata, o per noi.
Le vocazioni non hanno senso, ma se ciascuno le assecondasse, potremmo trovare il fine: la perfezione sinfonica dell’Universo.
[Immagine: Luigi Miradori detto il Genovesino – Suonatrice di Liuto]
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